13 dicembre 2016

13 Dicembre 2016... tredicesimo giorno di Avvento!



"Allora diciamo che le persone sono come i libri. A chiunque entri nella nostra vita concediamo di sbirciare qualche pagine. Se noi piacciamo a loro, ne mostriamo qualcuna in più. Se loro piacciono a noi, volgiamo che leggano anche le parti più nascoste. (...) In definitiva però, le parole già stampate, (...) non si possono modificare senza il nostro consenso."
Non amarli credo che sia impossibile. Ethan e Cassandra, hanno rubato un pezzo di me, dalla prima volta in cui ho letto "Cancella il giorno che mi hai incontrato". E questo libro... travolgente, intenso, emotivamente meraviglioso. Scritto in una maniera così vera, da rendere superflua qualsiasi incertezza..ti lascia trasportare in una vita in cui tu non sei più tu, ma diventi uno di loro. Lo spettatore della loro meravigliosa storia d'amore. ❤






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Rimettere insieme i pezzi

Oggi New York
Appartamento di Cassandra Taylor

In Giappone esiste una tecnica chiamata kintsugi, che consiste nel riparare preziosi vasi di ceramica con l’oro. Le crepe restano visibili, ma proprio per questo il risultato è ancora più bello. È un concetto che mi ha sempre affascinato. Troppo spesso nascondiamo le nostre cicatrici, come se persino la minima incrinatura rivelasse una debolezza. Identifichiamo le cicatrici con gli errori, e gli errori con la vergogna. E la perfezione diventa impossibile.
La lo so a del kintsugi sostiene l’esatto opposto: Dal a tragedia può nascere la bellezza. Guardate le meravigliose crepe prodotte dal ’esperienza.
Immobile nell'ingresso di casa mia, con gli occhi fissi sulla porta a cui l’uomo che amavo ha appena bussato, mi viene in mente che, per quanto il kintsugi sia un principio nobile, c’è un dato di fatto immodificabile: una cosa rotta resta una cosa rotta, e nessuna tecnica potrà rimetterne insieme i cocci fino a farla tornare intatta.
A giudicare dalla stupenda e-mail di stamattina in cui ha messo a nudo la sua anima e mi ha dichiarato il suo amore, credo che Ethan voglia «ripararmi». Buono, considerando che è stato lui a mandarmi in mille pezzi.

Sei convinta che ti abbia lasciato perché non ti amavo, però ti sbagli. Ti ho amato dal primo momento in cui ho posato gli occhi su di te.Passavo il tempo a ripetermi che meritavo di essere abbandonato da tutti e non mi sono mai fermato a riflettere che invece meritavo te. Non riuscivo a capire che, se avessi smesso per cinque minuti di comportarmi da imbecille insicuro, forse, ma solo forse, avrei potuto averti accanto per sempre. Io ti voglio accanto a me, Cassie.Tu hai bisogno di me proprio come io di te.L’uno senza l’altra siamo inutili, e c’è voluto tanto tempo perché me ne rendessi conto.

Bussa di nuovo, più forte questa volta. So che devo aprire.

Ha ragione: senza di lui sono inutile. È sempre stato così. Ma cosa ho da offrirgli, a parte il guscio vuoto della donna di cui si è innamorato?


Non essere testarda come lo ero io, non permettere alle tue insicurezze di vincere. Noi dobbiamo vincere. Se pensi che innamorarti di nuovo di me sia troppo rischioso, che le probabilità siano contro di te, lascia che ti dica una cosa:io sono una certezza. Non potrei smettere di amarti nemmeno se ci provassi.

Peccato che, come ha dimostrato più volte, amarmi non gli impedisca di abbandonarmi.


Ho ancora paura che tu possa ferirmi? Sì. Magari ne ho quanto te. Ma adesso sono abbastanza coraggioso da credere che valga la pena rischiare. Permettimi di aiutarti a ritrovare il coraggio.

Coraggio… È da tanto che non uso questa parola per riferirmi a me stessa.

Il telefono vibra. Un messaggio.

Ciao, sono davanti alla tua porta. Ci sei?

Lungo la mia schiena, agitazione e timore fanno a gara per chi arriverà prima a paralizzarmi il cervello. Dopo aver letto la sua e-mail, avevo sentito l’immediato bisogno di vederlo. Ora che però è qui, non so cosa fare. Avanzo nell'ingresso come in sogno, come se gli ultimi tre anni fossero stati solo un incubo e adesso stessi per svegliarmi. Il tempo pare scorrere lentissimo. Ogni secondo è importante.
Mi stringo la vestaglia e respiro a fondo per calmarmi. Abbasso la maniglia con dita tremanti e mi sforzo di non trattenere il fiato quando apro e vedo Ethan, con il telefono in mano. Stupendo e stanco. Nervoso, quasi quanto me.
«Ciao» dice dolcemente.
«Sei qui.»
Annuisce.
«Come…? Cioè, ti avevo appena scritto. Eri già qui sotto?»
«Ehm… sì, be’, da un po’. Non riuscivo a dormire. Pensavo a tante cose. A te.»
Osserva il cellulare e lo rimette in tasca. «Volevo essere nei paraggi, nel caso…» Sorride e scuote la testa. «Volevo esserci.»
La sua giacca è a terra accanto a una tazza di caffè da asporto.
«Ethan, da quanto sei qui?»
«Te l’ho detto, da un…»
«Da quanto esattamente?»
Abbozza un sorriso per mascherare l’emozione. «Da qualche ora, ma…» Si fissa i piedi e scuote di nuovo il capo. «Mi sembra di aver cercato il coraggio di bussare per tre anni. Credo che fosse questo il senso dell’e-mail.» Alza lo sguardo e per la prima volta dopo tanto tempo scorgo la paura nei suoi occhi. «La domanda, però, è: mi lascerai entrare?»
Mi rendo conto solo in quel momento che stringo lo stipite con la mano destra, mentre con la sinistra tengo la porta. Occupo tutto lo spazio, come se inconsciamente volessi sbarrargli la strada.
Ethan si avvicina con molta cautela, e d’un tratto il mondo intorno sembra svanire.
«Hai letto la mia e-mail, vero?»
«Sì.»
«E ti è stata utile?»
Non so cosa rispondere. Si aspetta una dichiarazione? Qualcosa che ricambi i suoi mille «ti amo»? «Ethan, è… bellissima.»
A quanto pare era ciò che voleva sentirsi dire, perché il suo viso si illumina.
«Ti è piaciuta?»
«Tantissimo. Hai davvero scritto quei “ti amo”… lettera per lettera?» Mi si chiude la gola nel pronunciare la parola che comincia per A.
«Sì.»
«Quanto ci hai messo?»
«Non ci ho fatto caso. Volevo solo che lo sapessi.»
Non dovremmo avere questa conversazione nell'ingresso, tuttavia, se lo lascio entrare, quel briciolo di forza che mi resta svanirà.
«E dunque?» Avanza di un passo. «Io so quello che voglio, immagino sia abbastanza chiaro…» Adesso è così vicino che i suoi piedi quasi toccano i miei. «Tu, invece?»
Mi irrigidisco. Ethan rappresenta tante cose per me. È stato il mio primo vero amico.Il primo amore. Il primo amante. Mi ha fatto conoscere un piacere di cui ignoravo l’esistenza, e un dolore che credevo insopportabile.
«Cassie…» Mi sfiora una mano, il polso e poi il braccio, dandomi i brividi. « Tu cosa vuoi?»
Voglio lui, eppure è sbagliato. Ho bisogno di lui, ma detesto l’idea.
«Non lo so» sussurro.
«Io invece sì» risponde, avvicinandosi di più. «Fammi entrare. Ti giuro che questa volta sono qui per restare.»

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